Terminata l’edizione 2022 di BTO, una volta superata la stanchezza. cosa mi è rimasto? Ho seguito solo alcuni speech dal momento che ero molto impegnata con i miei. Ne avevo ben due di cui parlerò più avanti nel post. Ma sono contenta di averla vissuta, in presenza, e nella bellissima location della Stazione Leopolda di Firenze.
Un metaverso o tanti?
Tornando al Metaverso, da quel che ho sentito, possiamo dire che non esiste un Metaverso, bensì tanti Meta-universi. Esiste la realtà aumentata, esistono i visori, i social network, i videogames, le app e molto altro. Al momento si tende a confondere un po’ le varie cose. Colpa anche di Mark Zuckerberg che avendo rinominato Meta il mondo di Facebook e Instagram ha creato confusione nelle persone comuni e nella stampa.
Come definizione del Metaverso mi è piaciuta quella data da Manuel Bazzanella “una tecnologia immersiva come punto di arrivo che consente all’utente nel mondo fisico d’interagire con elementi digitali.” Interessante il suo approccio: meno orientato alla tecnologia e più all’essere umano che la fruisce, al motivo per cui lo fa e alla soddisfazione che ne trae.
Meta-tourism
Si è parlato molto di Metatourism in BTO, domandandosi se viaggiare possa diventare un’esperienza solo virtuale. Soprattutto dopo la pandemia che ci ha insegnato a fare tante cose online, e a fruire di città e musei tramite esperienze digitali, ci siamo chiesti se il futuro del turismo sarà così.
Sul palco di BTO ho visto un po’ di tutto. Da personaggi molto entusiasti e proiettati in avanti come Simone Puorto – che incitava tutti i presenti a registrarsi il proprio avatar “costa 3 euro!” un po’ come un tempo si suggeriva di acquistare il dominio con il proprio nome – a persone molto più caute e preoccupate per l’aspetto culturale ed esperienzale che potrebbe venire a mancare in un viaggio solo virtuale.
Illuminante e di gran spessore l’intervento di Michil Costa, general manager di Hotel La Perla (e altri hotel), impensierito dal fatto che arriverà un momento in cui visitare di persona le Dolomiti sarà un’opportunità riservata solo a pochi eletti. E che per tutti gli altri comuni mortali non resterà che vederle in un mondo virtuale. Non a caso ha parlato di dittatura ecologica.
In altri interventi si è cercato di evidenziare le criticità di questo mondo. Se da una parte si va verso una de-centralizzazione dove non ci sono più 3-4 big players bensì tanti mondi, dall’altra si pongono questioni etiche, di sicurezza, di sostenibilità. Ricco di spunti l’intervento di Massimo Chiriatti esperto di Intelligenza Artificiali, blockchain, monete virtuali ed economia digitale.
E ancora l’aumento di un divario tecnologico e di competenze, un maggior isolamento, e forse un impoverimento culturale, quanto meno della parola scritta.
C’è anche chi ha predetto che nel 2030 il 25% di noi passerà 1 ora al giorno nel Metaverso. Fantascienza? Chi lo sa. Intanto già oggi la Rayban sta lanciando sul mercato occhiali da sole capaci di interagire virtualmente con la realtà intorno a sè.
Alla fine mi pare di capire che ci sia curiosità, interesse, aspettative. Ma che la tecnologia sia ancora indietro. Come possiamo parlare di Metaverso se ancora non garantiamo la connessione internet in molte località turistiche?
E comunque, se alcune persone possono trarre vantaggio dal mondo virtuale nella fase precedente al viaggio, ovvero la ricerca della destinazione, la sua esplorazione, la raccolta di informazioni, e persino la prenotazione, quasi tutti concordano nell’affermare che la fruizione del viaggio vero e proprio non sarà mai sostituita in toto dal virtuale. Tranne casi di impossibilità a viaggiare (pandemia, accessibilità, disponibilità). E anche in tal caso l’esperienza sarebbe comunque un surrogato del viaggio vero.
A proposito di hotel booking, da studiare l’esempio di Pinktada.com con il concetto di RNT (room-night token), una sorta di biglietto legato a una camera/sistemazione/periodo e la possibilità di avere un “immersive, true-to-life 3D rendering of the hotel“. E la possibiità di cambiare il proprio RNT con un altro viaggiatore o di venderlo.
Tirando le somme, l’ho trovata un’edizione con interventi interessanti e alcuni di grande livello (Antonio Maresca, Marco Volpe, Niccolo de Vito fra i vari).
Tecnologia, contenuti e social
Venendo ai miei due panel, ho avuto l’onore di intervistare e moderare due grandi donne del digital marketing.
Con Miriam Bertoli abbiamo parlato di Content Distribution. In un panorama digitale ricco di Touch Point e piattaforme, sta diventando complesso, oneroso e persino poco sostenibile, il dover continuamente produrre contenuti e farli arrivare al destinatario.
E’ stato un onore essere sul palco con lei.
Con Kat Coroy invece abbiamo parlato di Instagram, di quanto siano importanti concetti come l’autenticità, la passione, la capacità di far arrivare al cliente molto più di una bella foto o un feed curato. Nonostante il suo intervento fosse da remoto, è riuscito a catalizzare l’attenzione del pubblico in sala.
Concludo ringraziando altre 2 donne coinvolte in questa BTO:
Elia Nichols la nostra coach di public speaking che ci ha aiutato con lezioni su come fare una presentazione efficace, come stare su un palco – particolarmente ostile come il Ring! – e come gestire le frasi, le parole, gli accenti. Preparatissima e molto simpatica. Se avete l’ansia da palcoscenico contattatela!
Giulia Eremita, la responsabile della mia area Digital Strategy & Innovation. Con lei ci siamo confrontate, consigliate, ascoltate e stimolate per mesi prima dei due giorni di BTO. Un piacere lavorare in un team di persone dove prevale la stima, la meritocrazia, la curiosità e la disponibilità.
La ringrazio anche per aver immortalato questo istante che rimarrà negli annali della BTO, oltre che nella mia personale esperienza visto che una cosa simile non mi era mai successa in tanti anni di convegni e corsi. Sto parlando di quando un tizio dalla platea ha preso il microfono, con la scusa di una domanda, ed è salito sul palco per farsi autopromozione!!!
Ci vediamo alla BTO 2023!